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ICAW Settimana internazionale della consapevolezza del compost, 3 – 9 maggio 2020

Le principali organizzazioni e associazioni mondiali impegnate a sviluppare il recupero dei rifiuti organici attraverso il compostaggio di qualità lavorano in maniera sinergica per promuovere la 25a edizione della settimana internazionale della consapevolezza del compost (ICAW).

Nata  su iniziativa dei compostatori americani US Composting Council, la Fondazione promuove la produzione e l’utilizzo del compost, le tecnologie, le buone pratiche e i benefici per supportare la conservazione delle risorse e l’arricchimento di sostanza organica per il suolo.

Anche il  Consorzio Italiano Compostatori (CIC)  del quale l’azienda Progeva è socia, è tra le organizzazioni in prima linea  nel promuovere l’iniziativa auspicando di poter ribadire, tramite l’adesione e il supporto alla stessa, l’importanza di una corretta raccolta differenziata degli scarti organici e del loro adeguato recupero e trattamento negli  impianti di compostaggio.

Dal 3 al 9 maggio in tutto il Mondo sono previste una serie di attività ed eventi contemporanei promossi dalle associazioni locali con i governi, comuni, scuole e imprese.

Iniziative accomunate dalla volontà di affermare un fondamentale messaggio: Soil Loves Compost.

E che i suoli “amino” il compost, affermano i promotori dell’iniziativa, è dato ormai consolidato, in virtù degli innumerevoli benefici agronomici e ambientali dello stesso:

  • Concimare in modo naturale e sostenibile
  • Ridurre l’uso di pesticidi e prodotti chimici
  • Abbattere l’inquinamento ambientale
  • Ridare vita alla terra, nutrendola adeguatamente.

Al seguente link potrete trovare molte informazioni utili su ICAW 2020 e sugli eventi in programma: https://www.compostfoundation.org/ICAW/ICAW-Home, che quest’anno non saranno “in sito” ma virtuali.

 

 

Resistere, resistere, resistere! Progeva risponde all’appello dei Teatri di Bari

Progeva si impegna ogni giorno a salvaguardare la bellezza e la bellezza è nella natura, è nella cultura e nell’arte del nostro Paese, è nella passione delle donne e degli uomini che si impegnano ad alimentarla.

Di più, lavorano per diffonderla, difenderla e preservarla dietro le quinte e sulla scena.

Per questo Progeva ha deciso di sostenere l’attività dei Teatri di Bari, profondamente colpiti dalla crisi, conseguenza delle direttive legate al contagio da Coronavirus, utilizzando lo strumento dell’Art Bonus.

Strumento che permette alle imprese e ai liberi cittadini di godere di importanti benefici fiscali sotto forma di credito di imposta pari al 65% dell’importo erogato a sostegno dell’arte e della cultura in Italia.

Seneca sosteneva che “La nostra società è molto simile a una volta di pietre: cadrebbe, se le pietre non si sostenessero reciprocamente.”

Noi, egoisticamente aggiungiamo, che è nostro diritto continuare a promuovere la bellezza ed è dunque nostro dovere impegnarci a sostenerla.

Tutti ne abbiamo bisogno, oggi ancor più di ieri. Facciamolo.

Plastic Tax, a chi spetta pagare l’imposta sui prodotti in plastica monouso?

L’Italia intende adeguarsi al recepimento della Direttiva UE 2019/904 sulle materie plastiche monouso (SUP) e lo fa istituendo nella Legge di Bilancio 2020, un’imposta sui “manufatti con singolo impiego” (MACSI).

Per MACSI si intendono gli oggetti in materiale plastico di uso quotidiano progettati e realizzati per avere un singolo utilizzo, terminato il quale, assumono la connotazione di rifiuti.

Rientrano in questa categoria i prodotti monouso in plastica, come tappi ed etichette, così come il polistirolo, le vaschette in polietilene, il tetrapak, i contenitori dei detersivi, le buste di numerosi alimenti, le bottigliette di acqua naturale e bibite varie (manufatti che hanno funzione di contenimento, protezione, manipolazione e consegna di merci.)

Non saranno invece tassate le siringhe e tutti i prodotti riutilizzabili, come ad esempio le taniche e i vari contenitori per custodire gli oggetti.

Escluse completamente dalla Plastic tax anche le plastiche compostabili secondo lo standard UNI EN 13432:2002 e il materiale plastico che, pur essendo contenuto in prodotti qualificabili come MACSI, proviene da processi di riciclo.

Quali sono i soggetti tenuti al pagamento dell’imposta?

Il fabbricante, per i MACSI realizzati nel territorio nazionale;

Il soggetto che acquista, per i MACSI provenienti da altri Paesi dell’Unione europea;

L’importatore, per i MACSI provenienti da Paesi terzi.

L’imposta è dovuta nella misura di 0,45 euro per chilogrammo di materia plastica contenuta nei MACSI, ma non si è tenuti a versarla nel caso in cui il suo importo risulti inferiore o pari a 10,00 euro.

Agli operatori del settore delle materie plastiche viene al contempo riconosciuta la possibilità di usufruire di un credito di imposta nella misura del 10% delle spese sostenute nell’anno solare 2020 per l’adeguamento tecnologico finalizzato alla produzione di manufatti compostabili secondo lo standard UNI EN 13432:2002.

Tale credito d’imposta potrà essere fruito in compensazione di altri debiti tributari fino ad un tetto massimo di euro 20.000,00 per ciascuna impresa beneficiaria ed è altresì riconosciuto, sempre nella misura del 10% in relazione alle spese sostenute dalle aziende per attività di formazione del personale utili all’acquisizione delle competenze necessarie a porre in essere l’adeguamento tecnologico di cui sopra.

L’imposta dovrebbe entrare in vigore a luglio 2020, ossia due mesi dopo la definizione delle modalità dispositive di funzionamento dell’imposta da parte dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, prevista per maggio 2020.

Focus direttiva UE 2019/904 sulle materie plastiche monouso (SUP-Single Use Plastics)

La direttiva SUP si innesta sulla legislazione europea vigente in materia di rifiuti quale norma speciale, stabilendo disposizioni più severe per i tipi di prodotti e di imballaggi più spesso rinvenuti come rifiuti sulle spiagge europee e che contribuiscono all’inquinamento ambientale da microplastiche.

Obiettivo della stessa è la riduzione, a partire dal 2021, del consumo di articoli monouso in plastica sul territorio europeo.

Il divieto non colpisce tutti i prodotti allo stesso modo ma è valido nello specifico per gli oggetti per i quali esistono alternative in commercio facilmente disponibili.

A partire dal 2021, sarà operativo il divieto di commercializzazione per cotton fioc, cannucce, piatti, posate, mescolatori per bevande e aste per palloncini, contenitori con o senza coperchio in polistirene espanso (EPS) per consumo immediato o asporto di alimenti realizzati in plastica monouso.

Il medesimo divieto colpirà tutti i prodotti (monouso e non) realizzati in plastica oxo-degradabile.

Per quanto riguarda invece i contenitori per alimenti e le tazze per bevande in plastica, gli Stati membri sono tenuti a ridurne l’uso, rendendo disponibili prodotti alternativi.

Il divieto non riguarda i prodotti per cui non esiste alternativa sul mercato, come ad esempio le salviettine umidificate e gli assorbenti igienici.

Particolare attenzione dovrà essere tuttavia riservata agli imballaggi di tali prodotti, che dovranno presentare un’etichetta che indichi chiaramente al consumatore sia l’impatto negativo sull’ambiente che i corretti metodi di smaltimento.

In riferimento a quest’ultimo punto è bene sottolineare che la direttiva rafforza l’applicazione del principio “chi inquina paga”, introducendo una responsabilità estesa per i produttori.

Questo nuovo regime si applicherà ad esempio ai filtri di sigaretta e agli attrezzi da pesca, per garantire che i produttori sostengano i costi di gestione a fine vita di tali articoli, come pure i costi delle campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini.

Per incentivare il riciclo la direttiva stabilisce un obiettivo di raccolta del 90% per le bottigile in PET, da raggiungere entro il 2029.

Prevede inoltre che, entro il 2025, il 25% delle bottiglie di plastica dovrà essere composto da materiali riciclati.

Tale quota salirà al 30% entro il 2030.

Analisi merceologiche, rifiuti organici sotto esame

Le analisi merceologiche rappresentano la lente d’ingrandimento che restituisce una visione chiara della qualità dei rifiuti organici conferiti in impianto di compostaggio e l’altrettanto chiara consapevolezza che puntare alla qualità prima che alla quantità di questi ultimi sia un tassello fondamentale per:

  • ottimizzare il processo di trattamento e recupero dei rifiuti organici;
  • ridurre gli scarti da avviare a smaltimento in discarica e/o inceneritore;
  • recuperare i rifiuti organici e mediante adeguato processo di compostaggio industriale, trasformarli in una preziosa materia prima seconda, ovvero compost di qualità certificata.

Il compost (Ammendante Compostato Misto) si qualifica come fertilizzante organico il cui uso è consentito e fortemente consigliato in agricoltura convenzionale e biologica per migliorare la struttura del terreno e incrementarne la fertilità.

Tuttavia per caratterizzarsi come prodotto efficace, efficiente e sicuro, il compost deve necessariamente rispondere agli standard qualitativi richiesti dalla normativa nazionale sui fertilizzanti e ovviamente ai requisiti imposti dal mercato.

E dunque puntare alla sua qualità è un elemento fondamentale tanto per l’ambiente, poiché consente la trasformazione di una scarto in risorsa che torna alla terra, culla che l’ha generata, quanto per l’economia, poiché gli scarti organici se non correttamente conferiti finiscono in discarica e /o inceneritore, attività i cui costi economici ed ancora una volta ambientali incidono significativamente sulle nostre tasche, sulla nostra salute e su quella del Pianeta, poiché tali attività contribuiscono all’emissione di gas climalteranti.

I rifiuti conferiti in impianto per “superare l’esame della circolarità”, ovvero divenire preziose risorse, devono essere per così dire “puri”, cioè tali da poter essere inseriti nel processo di compostaggio industriale.

A tal fine gli impianti di compostaggio effettuano periodicamente controlli merceologici, attività che consistono nell’analizzare, mediante l’applicazione di procedure specifiche, campioni rappresentativi dei rifiuti organici attraverso cernita manuale e pesatura delle diverse componenti costituenti il campione. Tale procedura si definisce “analisi merceologica”.

In merito a quest’ ultimo punto è bene sottolineare che, mediante un’attività che ha previsto nell’arco del 2018 circa 900 monitoraggi di rifiuti provenienti da numerosi comuni italiani, il CIC-Consorzio Italiano Compostatori ha rilevato che la purezza merceologica del rifiuto organico conferito agli impianti (media italiana) supera il 95 %.

Tuttavia, nonostante il dato riportato dal CIC sia incoraggiante, è bene effettuare alcune precisazioni: per quanto infatti tale dato attesti che il livello di impurità merceologica riscontrata è del 5%, è pur sempre un dato che si basa su una stima media che comunque sottende una disomogeneità tra gli areali italiani più virtuosi, che contribuiscono in misura maggiore al raggiungimento di un trend positivo ed altri areali italiani in cui continuano a registrarsi picchi di impurità merceologica che si attestano attorno al 10/15%.

Inoltre si aggiunge a questa considerazione anche un’altra di carattere tecnico: ad un punto percentuale di impurità (MNC-materiale non compostabile) in ingresso in impianto, corrisponde per effetto di trascinamento di materiale compostabile che resta intrappolato nelle impurità rimosse, un coefficiente di 2,6.

Ne consegue che, ad ogni punto percentuale di impurità corrisponde realmente una percentuale di frazioni estranee da smaltire pari a 2,6 %.

Alla luce di ciò, il dato medio nazionale indicato dal CIC, pari ad una percentuale di impurità (MNC) del 5%, a causa dell’effetto di trascinamento sopra descritto, è da considerarsi effettivamente pari al 13%.

All’interno delle sopracitate frazioni estranee continua a persistere in maniera significativa la presenza di sacchetti in plastica tradizionale, erroneamente utilizzati per il conferimento dell’organico.

Tali sacchetti costituiscono il 25% del materiale non compostabile rilevato e non possono essere recuperati assieme agli scarti alimentari in essi contenuti, diversamente da quelli biodegradabili e compostabili certificati secondo la norma UNI EN 13432:2002.

I sacchetti in plastica tradizionale devono necessariamente essere avviati a smaltimento nelle discariche e/o presso gli inceneritori, decisamente pochi sul territorio e limitati in termini di capienza e di capacità di accoglimento, oltre che economicamente e ambientalmente poco sostenibili.

E dunque se da un alto l’Italia si conferma Paese leader in Europa per la Raccolta Differenziata, con un settore del riciclo di rifiuti organici che nell’ultimo decennio, secondo le stime del CIC, ha subito una crescita di oltre l’8,5% su base annua, dall’altro incalza la necessità di tornare a ribadire l’importanza di fare di più e soprattutto di farlo ancora meglio.

Valorizzare il capitale naturale del nostro Pianeta, contrastare la “cultura dello scarto e dello spreco”

«La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia».

Questa è una frase che travalica i confini religiosi entro i quali è stata concepita per divenire denuncia, universalmente accolta, di quello che il modus operandi dell’uomo contemporaneo ha prodotto: la “cultura dello scarto e dello spreco”, la cultura della non curanza, una realtà nella quale l’ambiente viene percepito come altro da sé ed in quanto tale destinato, spesso inconsapevolmente, all’ indifferenza.

Le conseguenze infelici di questo agire autoreferenziale sono sotto gli occhi di tutti, ciò che forse non è ancora abbastanza evidente è che più si alimenta tale cultura,  più si allontana l’idea di poter costruire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola, a vantaggio e beneficio di ognuno di noi.

Un esempio fra tutti: il valore della frazione umida dei rifiuti solidi urbani.

Certo, non è di immediata comprensione l’idea che la famosa buccia della mela e i suoi pari vegetali e animali, se correttamente conferiti nel circuito della raccolta differenziata ed opportunamente trattati in impianto di compostaggio, possano recuperare valore.

Un valore che consiste nella loro trasformazione in una vera e propria risorsa: il compost, fertilizzante naturale in grado di apportare al suolo sostanza organica, la più alta riserva terrestre di carbonio e di contribuire ad arginare un fenomeno che sta letteralmente divorando il pianeta: la desertificazione del suolo.

E molto probabilmente non è neppure immediato comprendere che se nelle nostre case effettuiamo la raccolta differenziata in modo scorretto, stiamo di fatto contribuendo ad alimentare indirettamente i fenomeni di riscaldamento globale.

E invece è possibile, accade davvero ed è quantomai urgente acquisirne consapevolezza.

I cambiamenti climatici sono dovuti alla produzione non solo di anidride carbonica (CO2) derivante dagli svariati processi di combustione nelle attività umane, ma anche metano (CH4) rilasciato dalla decom­posizione dei rifiuti biodegradabili nelle discariche.

E allora diamo valore ai nostri gesti quotidiani: come?

Differenziando i rifiuti in maniera corretta e contenendo le eccedenze alimentari.

Due operazioni semplici ma fondamentali per sostituire alla “cultura dello scarto e dello spreco”, quella della cura e dell’interdipendenza con la terra che abitiamo, con la sua prosperità e con la possibilità che possa ancora essere culla ospitale, benevola e generosa per le generazioni future.

“Save Organics in Soil”: Progeva aderisce all’iniziativa Europea per la salvaguardia del suolo

Il 7 ottobre 2019 a Bilbao, durante il World Congress 2019 di ISWA, il Consorzio Italiano Compostatori ed ECN – European Compost Network hanno presentato la piattaforma internazionale S.O.S. Soil- Save Organics in Soil a favore del mantenimento della sostanza organica nei suoli.

Nata per tutelare una delle principali risorse vitali e non rinnovabili del nostro Pianeta – il suolo –la Piattaforma S.O.S. Soil ha come obiettivo principale quello di diventare un interlocutore di riferimento per le Istituzioni in merito ad una corretta gestione delle politiche di sviluppo sostenibile, che tengano conto anche della salvaguardia dei suoli.

Questi i punti chiave:

– Aumentare la sostanza organica nei suoli.

– Incoraggiare una gestione più efficiente e consapevole dei nutrienti sui terreni agricoli.

– Proteggere il carbonio stoccato nel suolo, riducendone al minimo la perdita.

– Lavorare sull’importanza che gioca il recepimento delle Direttive Europee a livello nazionale.

Ad oggi hanno aderito numerose organizzazioni, enti, società per sostenere questa iniziativa che avrà tanto più successo quante maggiori saranno le adesioni.

A breve verrà messo on-line il sito ufficiale, già accessibile all’indirizzo www.saveorganicsinsoil.org.

Per condividere, incoraggiare e aderire all’iniziativa, clicca qui!

In allegato il Manifesto di presentazione dell’iniziativa lanciata dal Direttore del CIC, Massimo Centemero, a Bilbao: Manifesto S.O.S Soil

 

Un video per raccontare il progetto Compost Goal

Un video per raccontare il progetto Compost Goal.

Per raccontare l’impegno e i risultati raggiunti dai Comuni che hanno deciso di mettersi in gioco per una frazione organica di qualità.

Per raccontare quanto e cosa si può fare quando comunità, cittadini e stakeholders scendono in campo motivati, uniti e compatti in difesa dell’ambiente.

Buona visione!

Ecomondo 2019: Presentazione risultati “Compost Goal”

Presenteremo i risultati del  campionato sostenibile promosso da Progeva, in collaborazione con Novamont (Main Sponsor dell’iniziativa), il Consorzio Italiano Compostatori, Assobioplastiche, Anci Puglia, Associazione dei Comuni Virtuosi e Utilitalia,  nell’ambito della sessione plenaria della  Conferenza Nazionale su Compostaggio e Digestione Anaerobica del Biowaste, organizzata dal Consorzio Italiano Compostatori.

Appuntamento al 6 novembre 2019 presso la Fiera Ecomondo di Rimini, Sala Ravezzi 2, Hall Sud, ore 12:00.

Per info su programma completo e interventi previsti nel corso della giornata: https://bit.ly/2pLv2Ck

Vi aspettiamo!

Terra Mater

Progeva, grata a Terra Mater, diviene esempio concreto di economia circolare al servizio della comunità e del territorio, grazie a tutti coloro che hanno creduto e credono nell’azienda, ai tanti che ci sostengono e collaborano con noi costantemente.

È assieme a tutti loro che oggi, sabato 5 ottobre 2019, abbiamo omaggiato la generosità e l’accoglienza della nostra meravigliosa Terra.

“La calpestiamo, la percorriamo, la scaviamo, la usiamo.

Rare volte però ci capita di toccarla, cercando di capire di cosa è composta la terra che tutto sostiene.

La terra ci sostiene. Ci sostiene davvero: ci regge, siamo appoggiati sopra e lo sono tutte le nostre cose, tutto il mondo, e ci sostiene attraverso la sua fertilità.

 “Fertilità” è una parola bellissima. Deriva da “phertos”, una parola greca che significa “portare”.

La terra fertile è quella che ci porta l’abbondanza, la copiosità. “Phertos” però mi fa venire in mente la parola “offerto”, “offerta”.

 La terra ci offre l’abbondanza, ce la regala. Ci dice: “Ecco un regalo per voi, fatene ciò che volete”. Gli antichi alle offerte della terra rispondevano con le offerte al cielo, con miti e riti atti a perpetrare l’abbondanza, inconsapevoli dei meccanismi fisico-chimici che ne determinano la composizione.

Ma noi oggi lo sappiamo benissimo. Le offerte della terra non ci bastavano, abbiamo chiesto ancora e ancora e ancora. Abbiamo scavato, abbiamo diserbato, vi abbiamo riversato le peggiori schifezze. Abbiamo smesso di onorarla nonostante la tecnica e la scienza ci avessero svelati i suoi più reconditi segreti.

Ma la tecnica e la scienza non sono dannose, anzi, sono uno strumento che permette alle donne e agli uomini di progredire.

È possibile, ad esempio, utilizzare le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche per continuare a onorare la terra che ci sostiene, andando a sostenere i processi circolari, oppure come fa Progeva, trasformando quello che non serve più all’uomo in qualcosa che può servire alle piante.

Possiamo usare la scienza per compiere un miracolo: produrre qualcosa di biologicamente sano capace di mantenere intatta, o migliorare, la capacità di offrire che ha la terra.

La scienza e la tecnica non sono qualcosa detenuta solo da scienziati o esperti riconosciuti. Se ci guardiamo intorno possiamo vedere che in ogni angolo la scienza e la tecnica sono visibili e riconoscibili.

Vediamo la struttura che è sopra alle nostre teste, o l’impianto alle nostre spalle, vediamo le macchine che fino a ieri erano in movimento e che lo saranno appena noi ce ne andremo.

La scienza e la tecnica sono patrimonio delle donne e degli uomini che lavorano insieme, un capitale che viene moltiplicato dalla collaborazione.

Un’azienda è un organismo che funziona quando la scienza e la tecnica possedute dalle persone vengono messe a disposizione del gruppo.

Il loro valore si moltiplica, si rafforza, ed è di più della semplice somma delle parti. La terra che calpestiamo oggi, qui, i sacchi che vi circondano, sono il frutto di questa moltiplicazione, i cui fattori sono fondamentali per Progeva.

Grazie a questi fattori è stato possibile realizzare il nostro impianto di compostaggio, che è la dimostrazione di come l’innovazione tecnologica possa essere messa al servizio della sostenibilità.

Non è l’unico esempio, in zona ci sono diverse realtà che danno più di quello che prendono, in termini ambientali. Se questa prima era una scelta, ora è sempre più una necessità.

La consapevolezza sui cambiamenti climatici è diffusa, non si può dire “non sapevo”. Siamo tutti chiamati a fare la nostra parte, come imprenditori e come cittadini.

Come cittadini dovremmo mettere in atto comportamenti virtuosi, ma come imprenditori dobbiamo chiamarci responsabili dell’impronta della nostra impresa.

Un’impresa che prende più di quello che dà non è sostenibile.
La fertilità della terra è patrimonio comune e dobbiamo tutelarla, rafforzarla. Sbaglia chi pensa che stiamo distruggendo il mondo: perché la Terra ci sopravviverà, è il genere umano che è destinato a sparire: le generazioni future, quelle di domani, si troveranno a pagare il conto di tutto quello che è stato consumato finora.”
Discorso di Lella Miccolis, Amministratore Unico di Progeva, tenuto in occasione dell’evento Terra Mater, sabato 5 ottobre 2019.

Guarda  le foto dell’evento qui:  photogallery  Terra Mater