Dieci anni di impresa sono stati festeggiati sabato scorso a Progeva, tra le più importanti aziende del territorio laertino. L’impresa, un impianto per il trattamento della frazione organica della raccolta differenziata è la dimostrazione, a dirla come Marino Mongelli, uno dei fondatori dell’azienda: “Che fare la differenziata ha senso. Progeva si prepara a ottimizzare il proprio impatto sul territorio, migliorando anche il sistema produttivo, confermandosi testimonianza concreta dell’economia circolare. Le nostre emissioni sono controllate grazie a una costante collaborazione con ARPA e siamo l’unico impianto di compostaggio che ha una certificazione sulla carbon footprint, contribuendo in tal modo alla lotta contro il cambiamento climatico”. Progeva arriverà ad accogliere, a breve, circa settantamila tonnellate all’anno di rifiuti organici, a fronte di duecentomila tonnellate che è la media di tutta la regione. Un impianto che è il fiore all’occhiello dell’economia ambientale regionale.
“Siamo radicati al territorio ma abbiamo una visione globale”, dichiara Lella Miccolis, amministratrice dell’azienda. “Da quando siamo nati ad oggi, in questi dieci anni di lavoro dell’impianto, abbiamo imparato a farci strada, non perdendo di vista i nostri valori. Il nostro impianto è stato visitato da scolaresche di ogni ordine e grado, da tutto il mondo e continuiamo a investire gli utili in processi di miglioramento. In Progeva non c’è un giorno in cui non pensiamo nel futuro. Anzi, viviamo al futuro. Nella nostra azienda cerchiamo di fare programmi a medio e a lungo termine, cerchiamo di guardare lontano, mettendo insieme il nostro radicamento al territorio con uno sguardo rivolto al mondo intero”.
L’azienda è ormai considerata una parte importante del tessuto produttivo di Laterza, ma anche della provincia jonica occidentale, con un impatto positivo anche dal punto di vista occupazionale. Soddisfazione espressa anche dal sindaco di Laterza, Gianfranco Lopane: “Questo traguardo importante arriva in un momento in cui si discute del futuro delle politiche sui rifiuti in Puglia. Penso che i legislatori regionali dovrebbero venire a visitare un impianto del genere per conoscere meglio come si gestiscono i rifiuti”.
23 settembre 2006 – 23 settembre 2016: esattamente 10 anni fa’ iniziava una meravigliosa avventura, l’inaugurazione della Progeva srl. Ripercorrere questi 10 anni di attività suscita un subbuglio di emozioni, ripensando da dove si è partiti a dove si è giunti, proiettando lo sguardo ai progetti futuri, già in campo. Commozione per i tanti ricordi vissuti, per i molteplici ostacoli incontrati, ma superati con orgoglio e onestà, per tutte le persone incrociate lungo il cammino.
Senza dubbio, la Progeva è stata sempre una grande famiglia, pronta ad accogliere e condividere con gioia ed entusiasmo i piccoli e grandi successi raggiunti.
Per festeggiare questo importantissimo traguardo, i dipendenti dell’azienda hanno organizzato una calorosa sorpresa ai titolari con festoni e palloncini, una buonissima e bellissima torta e un piccolo dono in maiolica, simbolo della tradizione laertina. A immortalare questo indimenticabile momento una foto di gruppo in un’incantevole cornice: 2 escavatori posizionati a forma di “cuore” sul piazzale su cui insisterà il nuovo stabilimento produttivo, trait d’union tra passato e futuro….
Auguri Progeva… 1000 di questi giorni!!!!
Gent.mo Ass.re Domenico Santorsola, non gettate il bambino con l’acqua sporca.
La questione dei rifiuti, in Puglia e in generale nel meridione italiano, è troppo spesso associata alla cattiva gestione, ai ritardi, alle notizie di cronaca giudiziaria. Eppure, gentilissimo assessore, c’è un Sud che si rimbocca le maniche ogni giorno, che produce qualità, che investe in ricerca e sviluppo, anche nel settore rifiuti.
Sono un’imprenditrice che opera nell’ambito del recupero rifiuti da raccolta differenziata, un settore che nonostante gli sforzi, è troppo frettolosamente associato alle speculazioni e ai reati di quei pochi che minano il lavoro di tanti che cercano, con il proprio lavoro, di contribuire anche a migliorare il territorio in cui vivono. La nostra azienda, Progeva, è un punto di riferimento nazionale per quanto riguarda l’impiantistica di trattamento rifiuti organici, ed è stata sempre pronta a ricevere quotidianamente i flussi di FORSU (Frazione Organica differenziata dei Rifiuti Solidi Urbani) provenienti da numerosi comuni pugliesi nonché a rispondere alle esigenze dettate dalle varie emergenze susseguitesi in questi anni. Abbiamo detto sì, senza nessun dubbio, anche all’ultima chiamata, arrivata qualche giorno fa, per accogliere i rifiuti di una parte della provincia di Barletta – Andria – Trani, della provincia di Lecce e non solo, ma attraverso i mass media, dalle dichiarazioni dei suoi colleghi, apprendiamo che la Puglia ha dovuto mandare i propri rifiuti esclusivamente al nord.
Sappiamo, io e lei, che non è così semplice, ma forse questo racconto può giustificare decisioni politiche che cambieranno il volto del nostro settore per tanto tempo. Puntare il dito contro i privati che lucrano, a scapito dei cittadini che pagano troppo, non rappresenta integralmente il problema, anzi. So per certo che tante volte, troppe volte, abbiamo assistito a bandi e gare d’appalto in tutti i segmenti della gestione rifiuti, dalla raccolta al trattamento passando per il trasporto, che in taluni casi hanno favorito il delinquere, con importi troppo bassi, o con richieste impossibili da sostenere. Sappiamo che se la situazione è così, non dipende solo da alcuni imprenditori, ma dall’incapacità complessiva, anche di una parte della PA di pianificare e gestire un settore così delicato.
Sono pronta, con la mia azienda, a sostenere il cambiamento, a prendere parte, con la consapevolezza che il mio lavoro non termina con lo svuotamento dei camion che trasportano la frazione umida, ma prosegue cercando soluzioni che impattino il meno possibile. Il nostro lavoro è, innanzitutto, rendere più lieve l’impronta dell’uomo sulla Terra.
Ecco perché, gentilissimo Assessore, le scrivo per chiederle di accettare l’idea che nel nostro settore esistono realtà virtuose, imprese capaci di innovare, investire, creare ricchezza e lavoro, capaci di crescere con leggerezza. Le scrivo per invitarla a visitare gli impianti pugliesi, come Progeva, che rispondono prontamente alle chiamate di emergenza, ma che più in generale non si tirano mai indietro. Vedrà coi propri occhi che la Puglia ospita eccellenze anche nel nostro settore.
La prego infine di condividere il contenuto della mia missiva con il Presidente Michele Emiliano e con tutto il Governo regionale.
Cordialmente, Lella Miccolis
Il 30 maggio 2016, la classe 5a E del Plesso “Trevisani”, è stata ospite dell’impianto Progeva srl.
La classe, formata da 17 meravigliosi bambini, di cui fa parte anche la piccola Anna, figlia dei titolari dell’azienda, è stata accompagnata dalle bravissime docenti Anna Maria Ruggiero e Margherita Giacovelli.
Tale iniziativa si inserisce nel percorso che l’azienda porta avanti già da diversi anni, ossia quello di spiegare già in piccola età ai bambini, l’importanza che l’ambiente e la salvaguardia dello stesso rivestono nella vita di ogni essere umano. La Progeva rappresenta il sito di destinazione finale della frazione umida derivante dalla raccolta differenziata effettuata su vari territori comunali, tra cui anche Alberobello. I bambini, che durante l’anno scolastico hanno studiato il processo di compostaggio, hanno potuto così assistere ad alcune delle fasi del processo, tramite il quale gli scarti organici di cucine e mense, vengono lavorati e trasformati in un fertilizzante denominato compost.
Una bellissima mattinata trascorsa insieme nella quale sono stati trattati temi di estrema rilevanza e di non sempre facile comprensione, che però hanno incuriosito i piccoli visitatori che si sono mostrati molto attenti e decisamente interessati agli argomenti trattati.
Cosa significa “compostabile” e che differenza c’è con “biodegradabile“? Un oggetto biodegradabile è anche compostabile?
La biodegradabilità è la capacità di sostanze organiche e di alcuni composti sintetici, di essere decomposti dalla natura, o meglio, mediante attività enzimatica di microrganismi. Questa proprietà permette il regolare mantenimento dell’equilibrio ecologico del pianeta.
Una sostanza biodegradabile viene decomposta in elementi più semplici che possono essere assorbiti nel terreno.
Una sostanza non biodegradabile (o decomponibile a lungo termine), invece, rimane nel terreno senza venire assorbita, provoca inquinamento e favorisce diverse problematiche ambientali.
Un materiale è detto compostabile quando in seguito alla sua degradazione, naturale o industriale, si trasforma in compost. Materie organiche (come ad esempio residui di giardinaggio e scarti di cucina), decomposte in condizioni particolari da macro e microrganismi, si trasformano in una sostanza simile al terriccio che viene generalmente utilizzata per la concimazione in agricoltura o per il rinvaso di fiori e piante. La sua ricchezza di elementi organici, infatti, migliora la struttura del suolo e la disponibilità di elementi nutritivi.
Qual è la differenza fra biodegradabile e compostabile per la normativa?
Per essere definito biodegradabile, la direttiva stabilisce che il prodotto biodegradabile deve decomporsi del 90 percento entro 6 mesi. Mentre, per essere definito compostabile, il prodotto deve disintegrarsi in meno di 3 mesi e non essere più visibile.
La principale differenza tra i due termini sta quindi essenzialmente nei tempi della degradazione e nei residui alla fine del compostaggio industriale. Per fare un esempio, pur essendo biodegradabile, un albero non è compostabile mentre lo sono i suoi rami.
Attenzione, dunque, alle diciture riportate su sacchetti di plastica da utilizzare per la raccolta della frazione umida del rifiuto domestico che oltre ad essere biodegradabili devono essere compostabili.
Questo video è parte integrante del progetto Secondo Natura e, in particolare, della playlist “Raccolta differenziata dell’umido e sacchetti compostabili” a cura di Progeva e Novamont.
Quali sono i rifiuti che non vanno nell’umido? Sapere quali materiali sono compostabili e quali no, ci permette di fare una corretta raccolta differenziata. Una maggiore qualità dei carichi consegnati, oltre ad influire direttamente sull’ambiente e sulla qualità del compost, eviterà sprechi negli impianti di compostaggio e aumenti delle tasse sulla comunità.
I rifiuti che non vanno nella raccolta dell’organico destinata al compostaggio industriale e, a maggior ragione, al compostaggio domestico sono:
– i liquidi: neanche l’olio, che va raccolto separatamente e portato alle piazzole ecologiche. Piccole quantità di sughi possono essere raccolti attraverso l’utilizzo di tovaglioli di carta.
– i metalli (neanche l’alluminio per i cibi).
– i pannolini e gli assorbenti igienici
– le polveri o i filtri dell’aspirapolvere
– i contenitori di cibi (vasetti yogurt, buste mozzarella, confezioni affettati),
– la carta per confezioni alimentari (carta oleata, plastificata o con alluminio),
– i mozziconi di sigaretta
– i prodotti chimici
– la plastica biodegradabile ma NON compostabile (NON CERTIFICATA ai sensi della UNI-EN 13432-2002).
Attenzione! A volte i Comuni possono dare indicazioni diverse su alcuni rifiuti specifici. Per qualsiasi dubbio, vi consigliamo di rivolgervi al gestore della raccolta attraverso gli appositi numeri verdi oppure consultare i volantini esplicativi che di solito i Comuni consegnano ai propri cittadini.
Tra i rifiuti che non tutti i gestori della raccolta accettano abbiamo:
– tappi di sughero
– gusci di frutti di mare
– capelli, peli, ossa di animali
– fazzoletti e tovaglioli sporchi di rifiuti organici
Questo video è parte integrante del progetto Secondo Natura e, in particolare, della playlist “Raccolta differenziata dell’umido e sacchetti compostabili” a cura di Progeva e Novamont.
Come fare la raccolta differenziata dell’umido? Tanti sono ancora i dubbi su cosa si debba mettere o meno tra i rifiuti organici.
Oggi vedremo quali sono i rifiuti che vanno nella raccolta dell’organico destinata al compostaggio industriale. Alcuni rifiuti organici infatti possono non essere adatti per il compostaggio domestico per via di tempi lunghi di processo e condizioni che possono produrre cattivi odori ed attirare animali.
Più di un terzo della nostra spazzatura è costituita da rifiuti organici compostabili. Tra questi troviamo:
– avanzi di cucina,
– scarti di carne e pesce (compresi gusci d’uovo, piccole ossa, piume, lische)
– scarti di verdura e frutta, anche secca (ricordarsi di togliere eventuali bollini)
– cibi avariati, tolti dalle confezioni
– filtri di the, camomilla o altri infusi (staccare eventuale filo e bollino di carta)
– fondi di caffè, cialde di caffè (solo se compostabili)
– fazzoletti e tovaglioli sporchi solo di residui organici, non imbevuti di prodotti detergenti o cosmetici. Di solito, vengono accettati anche quelli con piccole stampe decorative. Se troppo colorati potrebbero contenere sostanze tossiche per il compostaggio industriale.
– piccoli scarti di fiori e piante, rametti e altri scarti legnosi
– bastoncini in legno per gelati
– ceneri spente del caminetto in piccola quantità
– stoviglie compostabili
– escrementi di animali domestici
– lettiere “naturali” per animali domestici
Attenzione! A volte i Comuni possono dare indicazioni diverse su alcuni rifiuti specifici. Per qualsiasi dubbio, vi consigliamo di rivolgervi al gestore della raccolta attraverso gli appositi numeri verdi oppure consultare i volantini esplicativi che di solito i Comuni consegnano ai propri cittadini.
Tra i rifiuti che non tutti i gestori della raccolta accettano abbiamo:
– tappi di sughero
– gusci di frutti di mare
– capelli, peli, ossa di animali
– fazzoletti e tovaglioli sporchi di rifiuti organici
Questo video è parte integrante del progetto Secondo Natura e, in particolare, della playlist “Raccolta differenziata dell’umido e sacchetti compostabili” a cura di Progeva e Novamont.
Come riconoscere un sacchetto biodegradabile e compostabile? Non tutti i sacchetti sono adatti a contenere rifiuti organici. Per esempio non vanno bene i sacchetti in plastica normale (Polietilene PE), quelli in plastica leggera e quelli con diciture generiche come:
“Biodegradabile entro 3-5 anni” o “in tempi medio-lunghi”,
“Biodegradabile secondo il metodo UNI EN ISO 14855”,
“ECM biodegradabile”, “D2W®”, “oxobiodegradabile” o “oxodegradabile”, “Difendi la natura”,
“Sono una busta ecologica”
,“La natura ci sta a cuore”, ecc.
Un sacchetto adatto alla raccolta dell’umido non deve essere solo biodegradabile. Deve essere compostabile: deve poter trasformarsi in compost nello stesso arco di tempo in cui si degraderebbe il suo contenuto, cioè massimo 3 mesi. Per questo motivo i sacchetti compostabili sono realizzati in bioplastiche.
Secondo le analisi del Cic (Consorzio Italiano Compostatori), il contenuto di materiale non compostabile che abbassa la qualità dei carichi consegnati agli impianti è mediamente del 4,8%. La colpa è di plastica varia, sacchetti in plastica utilizzati impropriamente per la raccolta e altri materiali finiti per pigrizia, errore o negligenza.
Per riconoscere un sacchetto compostabile, bisogna controllare la presenza di uno di questi marchi:
e la dicitura che dichiari la conformità ad una specifica norma: la UNI EN 13432-2002”.
Attenzione: I sacchetti compostabili possono essere utilizzati per la raccolta dell’umido. Non sono adatti per altri tipi di raccolta differenziata come quella della carta, della plastica, del vetro e dei metalli.
Questo video è parte integrante del progetto Secondo Natura e, in particolare, della playlist “Raccolta differenziata dell’umido e sacchetti compostabili” a cura di Progeva e Novamont.